“Le misure dell’Ue per arginare la crisi Covid-19? Uno sputo nell’occhio dei viticoltori“. Non usa giri di parole il presidente della Cevi, Thomas Montagne, nel commentare le mosse dell’Unione europea a protezione della viticoltura. Il numero uno della Confédération Européenne des Vignerons Indépendants è critico per la “mancanza di misure a sostegno della promozione del vino e di fondi ad hoc da reperire nel bilancio Ue”, attivabili dagli Stati membri attraverso i rispettivi parlamenti.
“Giovedi ’30 – commenta Thomas Montagne – la Commissione europea ha inviato al Consiglio e al Parlamento l’ultima versione dell’atto contenente le misure ritenute necessarie per rispondere alla drammatica crisi del mercato ortofrutticolo e vitivinicolo, a causa della pandemia di Covid-19″.
Secondo la procedura di emergenza prevista dall’Art 28 del regolamento 1308/2013, questo atto entra immediatamente in vigore. Il testo autorizza gli Stati membri ad attuare, nell’ambito dei loro parlamenti, una distillazione di crisi (art. 3) e un supporto all’ammasso privato (art. 4), finanziandoli sia tramite lo Stato di appartenenza che tramite i fondi Ue”.
“Altri punti dell’atto – continua il presidente dei Vignerons Indépendants europei – autorizzano la vendemmia verde, misura secondo noi non sufficiente insieme all’implementazione di alcuni aiuti all’interno degli Stati nazionali. Non viene proposto nulla per facilitare le misure di promozione, né l’autorizzazione a utilizzare fondi all’interno dell’Ue, che ci consentirebbero di promuovere i nostri vini in Europa e non solo all’estero”.
“Tutte queste misure, peraltro – attacca Thomas Montagne – devono essere valide solo durante l’esercizio 2020. Se si può apprezzare la velocità e l’impegno col quale ha reagito la Commissione Agricoltura, non possiamo essere soddisfatti dell’assenza di finanziamenti al di fuori dei bilanci nazionali, che sono già stati quasi completamente utilizzati“.
“La distanza tra l’analisi della situazione e la debolezza della risposta è incredibile! Potrebbe l’Europa rinunciare al suo viticoltura? Questo sarebbe come uno sputo nell’occhio per le decine di migliaia dei viticoltori europei, ma anche per i territori rurali che supportano. Gli Stati membri devono ora dare un vero e proprio impulso politico“.
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